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Il rintocco della punta del bastone di legno, rinforzata in metallo, sembra quasi scandire la distanza che si va riducendo tra la stanza del priore e quella del cappellano. Dal terzo piano su cui si trova il suo alloggio, il cavaliere zoppo deve salire al quarto, la scala unico tratto in cui non riesce a tenere il passo del suo scudiero che pure rallenta per non sopravanzarlo.

Quando infine giungono davanti alla porta, Pietro sembra recuperare una certa baldanzosità, forse più che altro senso di responsabilità. Annuisce gravemente al suo signore, lasciando rintoccare forte le nocche contro il pesante legno, anch'esso privo di orpelli come le alte pareti giallastre.

"Padre Efrem, Cappellano dei Cavalieri Poveri della Passione della Croce di Acri, Vi chiede udenza, mio Signore."

Attende qualche istante prima di ricevere un cenno di assenso appena distinguibile dall'interno, e quindi di spalancare la porta davanti ad Efrem, tenendogliela aperta senza osare entrare.
All'interno della stanza, un uomo dal volto segnato sembra dividere la sua attenzione in due eque metà, tra il cortile che si intravede dalla finestra, dove cinque uomini si allenano alla spada e alla lancia, e alcune pergamene che tiene senza particolare riguardo tra le mani. Il sole del pomeriggio lo colpisce direttamente sul volto, facendo risplendere quasi d'un alone santo la barba argentea.



Ser Gerard è una piccola leggenda dell'Inquisizione, uno tra i pochi promossi sul campo fino ad assurgere all'onore di un rango elevato quale è il suo. Eppure, è noto che Roma non lo attrae molto... è un uomo d'azione, e non un politico.

Non sembra quasi accorgersi della presenza di Efrem, se non per un vago cenno della mano con cui lo invita a entrare senza neanche voltarsi.