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Il ventre accogliente della lupa

Ultimo Aggiornamento: 17/12/2011 10:09
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14/12/2011 01:04
 
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preludio di Padre Efrem
La Villa del Priorato è un palazzo antico, privo dei lussi e dello splendore di cui spesso gli uomini di chiesa sembrano avere la smania di circondarsi. L'ambiente è spartano, ed effettivamente tutto sembra ricordare più gli alloggiamenti di una caserma che un luogo di fede; l'unica differenza che chiunque sia stato arruolato puo' percepire con istintiva facilità, è il silenzio, che domina su tutto come una pesante coltre. Nessuno schiamazzo, nessun frastuono di uomini in armatura che corrono; persino il fragore delle armi imbottite che cozzano contro protezioni di legno nel cortile degli addestramenti arriva attutito, quasi ovattato, agli alloggiamenti ai piani superiori.
In questo silenzio, il rumore delle nocche che risuonano contro il legno della porta è uno schiocco secco che rimbomba per pochi istanti.

"Signore... sono Pietro."

La voce è senza dubbio quella di uno degli scudieri di Padre Efrem che bussa alla sua porta.
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"Entra" Padre Efrem sta leggendo un libro in greco. Sembra trattare di astrologia a giudicare dai disegni degli astri sulle pagine in vista. Nell'ultimo periodo sembra essere invecchiato di colpo: i suoi capelli si sono ingrigiti e per leggere utilizza una coppia di lenti di un qualche noto "artista" di Costantinopoli, una cosa *orientale*.

La stanza è piccola e fredda, per quanto asciutta e pulita. Sembra che il pagliericcio sia stato già rifatto e il pitale sia stato svuotato.
Il cappellano militare scuote un attimo la testa, spazientito ma senza staccare gli occhi dal foglio.
"Immagino tu abbia qualcosa di importante da dire" alza quindi lo sguardo su Pietro "Ebbene?"
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14/12/2011 01:14
 
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Il ragazzo spinge la porta, che non scricchiola, aumentando quella sensazione quasi irreale di silenzio. La presenza del cappellano lo intimidisce vistosamente... dei due scudieri, del resto, lui è quello che solitamente si occupa del suo cavallo, e raramente presta servizio direttamente per la sua figura.

"Ahemm... buongiorno, signore."

Saluta, schiarendosi la gola mentre si mette letteralmente sull'attenti; dice proprio buongiorno, anche se il mezzogiorno è ormai passato da un po' e la luce del pomeriggio si fa sempre più arancione.

"Io sono stato mandato ad avvertirla che il Priore desidera parlare con lei."
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14/12/2011 01:23
 
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"Ser Gerard ha bisogno di me?" Efrem sospira chiudendo lentamente gli occhi.
Il libro si chiude di schianto con un rapido movimento della mano. Anche il togliersi gli occhiali e metterli in tasca si rivela qualcosa di stranamente minaccioso, quasi meccanico.
Il cappellano allunga le dita verso il bastone che tiene a portata di mano: un robusto ramo di quercia, lucido e con un muso di leone sull'impugnatura e una zampa dello stesso nobile felino in fondo, dono dell'ordine per i suoi primi 20 anni di servizio.

Un po' trascinandosi e un po' arrancando, l'uomo si avvicina alla porta. La mano destra, libera, afferra come un artiglio la spalla di Pietro.
"Maggiore convinzione, ragazzo" ringhia Efrem allo scudiero "Nostro Signore non ha bisogno che i suoi guerrieri se la facciano nelle mutande."
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14/12/2011 01:25
 
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Il ragazzo si irrigidisce visibilmente sotto la stretta rapace e decisa, anche se non minacciosa, del cappellano. Ma non indietreggia, e anche se il viso si colora leggermente di rosso, annuisce con decisione pur se senza osare ricambiare lo sguardo del superiore.

"Si signore... maggiore decisione, signore."

Dice, pronto ad aprire la strada al passo malfermo di Efrem per annunciarlo.
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14/12/2011 01:32
 
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Il Cappellano fa quasi strada al suo giovane scudiero spalancando porte rinforzate con la mano destra mentre stringe spasmodicamente con la sinistra il suo leonino appoggio.
Soprattutto gli ultimi metri vengono coperti con particolare veemenza e sbattacchiamento di bastone a terra.
Solo davanti alla porta del priore si ferma, facendo segno a Pietro che può (DEVE) essere presentato (ADEGUATAMENTE).
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14/12/2011 01:47
 
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Il rintocco della punta del bastone di legno, rinforzata in metallo, sembra quasi scandire la distanza che si va riducendo tra la stanza del priore e quella del cappellano. Dal terzo piano su cui si trova il suo alloggio, il cavaliere zoppo deve salire al quarto, la scala unico tratto in cui non riesce a tenere il passo del suo scudiero che pure rallenta per non sopravanzarlo.

Quando infine giungono davanti alla porta, Pietro sembra recuperare una certa baldanzosità, forse più che altro senso di responsabilità. Annuisce gravemente al suo signore, lasciando rintoccare forte le nocche contro il pesante legno, anch'esso privo di orpelli come le alte pareti giallastre.

"Padre Efrem, Cappellano dei Cavalieri Poveri della Passione della Croce di Acri, Vi chiede udenza, mio Signore."

Attende qualche istante prima di ricevere un cenno di assenso appena distinguibile dall'interno, e quindi di spalancare la porta davanti ad Efrem, tenendogliela aperta senza osare entrare.
All'interno della stanza, un uomo dal volto segnato sembra dividere la sua attenzione in due eque metà, tra il cortile che si intravede dalla finestra, dove cinque uomini si allenano alla spada e alla lancia, e alcune pergamene che tiene senza particolare riguardo tra le mani. Il sole del pomeriggio lo colpisce direttamente sul volto, facendo risplendere quasi d'un alone santo la barba argentea.



Ser Gerard è una piccola leggenda dell'Inquisizione, uno tra i pochi promossi sul campo fino ad assurgere all'onore di un rango elevato quale è il suo. Eppure, è noto che Roma non lo attrae molto... è un uomo d'azione, e non un politico.

Non sembra quasi accorgersi della presenza di Efrem, se non per un vago cenno della mano con cui lo invita a entrare senza neanche voltarsi.
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14/12/2011 01:52
 
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Il suono del bastone ferrato del Cappellano scandisce nuovamente il suo avvicinarsi.
A differenza del superiore, tuttavia, Padre Efrem rimane a metà tra la luce che entra dalla finestra e l'ombra.
"Signore" il saluto è metallico e militare per quanto primo di inchino "Mi avete convocato." Una semplice constatazione.
"E sono giunto per mettermi al vostro servizio."
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14/12/2011 11:59
 
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L'anziano uomo continua a fissare la scena nel cortile. A un certo punto la sua bocca sembra fare una piccolissima smorfia, le labbra si appiattiscono e sbiancano l'una contro l'altra, e la mano si afferra al davanzale, quasi con rabbia. Ma è un istante, poi svanisce.

"Ti ho convocato, Cappellano, sì. Tu hai servito il Signore in Terrasanta e sei stato rimandato qui in seguito alle ferite riportate, giusto?"

Anche questa è un'ovvietà, eppure la chiede, sempre senza guardarlo. Si volta un attimo verso la scrivania, ne prende una penna, strofinandone la punta contro il dorso del pollice; è asciutta, la intinge in un calamaio e appone una firma svolazzante sul fondo di una pergamena, poggiata sul davanzale stesso. Poi la lascia cadere con noncuranza sulla scrivania.

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14/12/2011 12:18
 
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"Si Signore, fino al 1489." Il cappellano si appoggia pesantemente al bastone, tenendo la gamba offesa leggermente sollevata.
"Poi Papa Innocenzo, che Dio l'abbia in gloria, venne a patti con Bayazid il Turco. E l'ordine mi lasciò tornare a casa."
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14/12/2011 13:04
 
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Finalmente si volta a guardarti. Il suo sguardo è pesante, intenso, eppure in qualche modo sembra lontano, quasi assente.

"Tu lo ricordi... l'odore della battaglia, del sangue sull'acciaio mentre cadi con la faccia su quella terra calda e secca? Anche tu lo ricordi, vero?"
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14/12/2011 13:15
 
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"Molto di più, Priore. C'era molto più di questo." gli occhi di Efrem si socchiudono lentamente "Il sangue e gli scontri erano solo una parte. Camminare in quei luoghi sacri, in quelle grandi sali accompagnati dai più grandi cavalieri della Cristianità. Pregare all'ombra degli stessi alberi, camminare sulle stesse pietre riarse che avevano visto Nostro Signore.."
Il cappellano si riscuote all'improvviso "Perchè dite queste cose, Padre? Perchè appesantire il proprio cuore e il proprio spirito con ricordi di un passato che non può tornare?"
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14/12/2011 13:21
 
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L'uomo fissa il cappellano in silenzio, come se lo stesse valutando. Il suo sguardo si fa più acuto, più puntuale, più presente, quasi difficile da sopportare. Esita per un solo istante, poi prosegue.

"Sai chi è stato posto sul soglio pontificio dal Conclave, vero?"
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14/12/2011 13:45
 
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"Cardinal Borja. Ora Papa Alessandro VI, aye." quasi senza volerlo, Padre Efrem fa qualche passo verso la luce "Sono stato a Palestrina mentre eravate via, Padre Priore. Ho parlato con Cardinal Giuliano della Rovere. L'elezione del Santo Padre non è stata dissimile da quella del suo predecessore Innocenzo VIII, che Dio l'abbia in gloria. Ad ogni modo, il giudizio del Sacro Collegio è insindacabile." il cappellano lancia uno sguardo fuori dalla finestra "Ci sarà la processione per l'insediamento al Soglio Pontificio."
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14/12/2011 14:10
 
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Lo sguardo del Priore torna freddo e duro, la sfumatura acciaio degli occhi rivela più che mai qualche ascendenza nordica, forse teutonica. Stringe il pugno attorno all'elsa della spada, che porta sempre al suo fianco (i pettegolezzi vogliono che lo faccia anche nel letto), ma si domina più che a sufficienza per non sbattere il pugno contro la scrivania, come sembra quasi in procinto di fare.

"Lo spagnolo, già.
Non è nostro compito commentare o raddrizzare le scelte del concilio, hai ragione... però i Borgia portano con sè delle ombre, figliolo, e io non permetterò che quelle ombre si posino su Roma!"


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14/12/2011 14:23
 
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"Combatteremo le ombre, se necessario, Padre. Lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo. Ora, se permettete" Padre Efrem si fa avanti "Sarei lieto di sapere dove sia necessario il mio intervento. Immagino di non essere stato chiamato per discutere di cose su cui effettivamente non abbiamo potere."
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14/12/2011 14:50
 
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Il Priore annuisce, quasi intimamente soddisfatto.

"Coraggioso e irruento, come lo ero io alla tua età."

Anche se, a dirla tutta, ser Gregor non sembra avere poi così tanti decenni in più di Efrem, per quanto sia indubbiamente più vecchio.

"Abbiamo avuto notizia di alcuni emissari del maligno nella città santa, mio fedele fratello. Altri che lavorano all'ombra della Santa Inquisizione tengono gli occhi aperti e puntano il dito, affinchè la nostra spada possa agire rapida e sicura.
Voglio che verifichi queste voci, Efrem. Voglio che il nostro attacco sia sicuro e infallibile, come il pugno stesso di Dio che cala dal cielo annientando i suoi nemici."
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14/12/2011 15:42
 
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"Fiat voluntas tua, Domine" il Cappellano si inchina, forse per la prima volta. "Di quanti uomini avrò bisogno? Cosa dicono i nostri fratelli dell'Oculi Dei?"
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14/12/2011 16:21
 
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"L'Oculi Dei osserva molto ma parla poco, Efrem. Le sue missive sono sempre criptate e anche una volta decifrate oscure da interpretare.
Andrai tu a incontrare un loro uomo... non so quanta esperienza tu abbia con loro, ma sono validi a dispetto di quella che a volte potrebbe sembrare codardia. Vai solo, porta con te uno dei tuoi ragazzi se desideri: non voglio che qualcuno possa scoprirvi. Potrebbe esserci il destino stesso del Vaticano nelle tue azioni, spero ti sia chiaro."


La voce dell'uomo è in sottile fermento, come se forse riponesse qualche aspettativa personale in questa faccenda.
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14/12/2011 16:45
 
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"E' chiaro." la figura di Padre Efrem esce dalla stanza del Priore rumorosamente. Apre la porta abbrancando rapidamente Pietro con la mano destra. "Recupera il tuo equipaggiamento, sella 2 cavalli. Paramenti del Priorato in vista." sbraita "Andiamo a incontrare una persona ed è NECESSARIO che sappia con chi sta parlando."

Il cappellano schizza il più rapidamente possibile verso i suoi alloggi. Indossa la tunica da combattimento sopra una corazza di cuoio rimuginando per un attimo davanti alla corazza dei suoi, ormai lontani e finiti, tempi da cavaliere.
"Cuoio sia." sentenzia girandosi per recuperare nuovamente il bastone.

La mano-artiglio si chiude sui suoi "strumenti da lavoro" che si assicura alla corda che fa da cintura a quel particolare ordine cavalleresco che si è votato alla povertà, per poi scendere nel cortile della Sede del Priorato.
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